“Amaru do parrinu” era questo il nome dato dalle massare (contadine) al liquore digestivo che veniva preparato per essere offerto, al parroco per l’appunto, dopo il pranzo domenicale che seguiva la messa che veniva celebrata nella cappella del signorotto di turno. La costruzione delle chiese rurali si diffuse con l’affermarsi di nuove aristocrazie e delle loro proprietà. Le cappelle e gli oratori privati, nacquero per il culto familiare baronale ma in seguito divennero edifici di culto per le comunità rurali perchè era interesse della chiesa evangelizzare i contadini. Queste piccole comunità erano distanti giorni di cammino dai paesi o dalle città ma rappresentavano comunque una parte della comunità che aveva il diritto di professare il suo culto e a livello politico aveva il suo spessore proprio perchè il signorotto aveva potere decisionale su tutta la sua schiera di contadini. Il vescovo ebbe così il permesso di celebrare delle messe, in questi luoghi di culto privato ma soltanto in casi particolari. La Santa Sede divenne l’unica istituzione che concedeva i permessi per celebrare le Messe in questi oratori grazie ad un Indulto. L’indulto consisteva in un permesso rilasciato dal papa a un singolo o ad una comunità religiosa con il quale il barone otteneva l’autorizzazione a celebrare la messa in casa, la celebrazione domenicale, battesimi, matrimoni e tutte le altre funzioni. Anche i sacerdoti ammalati richiedevano l’autorizzazione di celebrare messa in casa. I domestici erano ammessi alla funzione. Il barone Musso ottenne l’autorizzazione a far partecipare alla messa, presso il suo oratorio privato, anche ai forestieri suoi ospiti.
Dopo le celebrazioni religiose, il signorotto offriva il pasto al parroco venuto da lontano per l’occasione e prima che ripartisse bisognava rimetterlo in forze. I banchetti ero spesso a base di cacciagione del posto e quindi bisognava poi aiutare lo stomaco a digerire tali prelibatezze. Dopo aver visionato varie ricette dell’epoca su questo amaro, vi forniamo di seguito la nostra personale versione di quest’amaro. “L’Amaru do parrino” è un mix di spezie aromatiche digestive, dal gusto spesso e deciso.
INGREDIENTI PER AMARU DO PARRINU
Per preparare 75 cl di amaru do parrinu, vi occorrono:

- 1/2 litro di alcool a 95°
- 70 gr di zucchero di canna
- 2 cucchiaini di semi di anice
- 4 bacche di cardamomo
- 1/2 cucchiaino di coriandolo
- 5 cucchiaini di artemisia absinthium
- 1/2 cucchiaino di semi di finocchio
- 1 cucchiaino di maggiorana
- 2 cucchiaini di radici di angelica tagliati
- 6 bacche di ginepro
- 1 foglia di alloro essiccato
- 1 cucchiaino di uvetta
PREPARAZIONE AMARU DO PARRINU

La preparazione di “amaru do parrinu” si svolge in diversi step che si susseguono nel giro di qualche giorno.
Mettere in una bottiglia mezzo litro di alcool e con un imbuto inserire all’interno di essa i 3 cucchiaini di Assenzio, agitare per 5-10 minuti la bottiglia chiusa. Lasciare riposare il tutto per 7 giorni in un luogo caldo umido ma senza più muovere la bottiglia. Passati sette giorni , filtrare l’alcool in modo da rimuovere l’assenzio e mettere la soluzione che nel frattempo ha acquistato un colore verde, in un’altra bottiglia ed aggiungere le altre spezie sminuzzati grossolanamente al mortaio. Chiudere la bottiglia agitarla nuovamente per 5-10 minuti e rimetterla e riposare per una settimana. Passato il tempo necessario di posa, filtrare il composto con un panno di lino grezzo. Prendere 1/4 di litro di acqua e metterla in un pentolino, scaldare e diluire lo zucchero. Lasciare raffreddare lo sciroppo per alcune ore, unire il composto a questo sciroppo. Mettere il liquore ottenuto in una bottiglia e aggiungere i chicchi di uvetta che oltre alla’spetto estetico simpatico daranno al liquore quel tono inconfondibile. La gradazione è ora intorno ai 70-72 gradi.
Il vostro “amaru do parrinu” è pronto, buona degustazione!
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